lunedì 25 maggio 2009

Tutti i Divi

Se vivi in un Paese come questo, conosci un po’ di storia, ti informi un minimo e poi trovi qualche minuto di lucidità tra l’afa, ti accade sovente di fare semplici associazioni di idee. Almeno questo è quello che accade a me.

Troppo spesso però, le mie riflessioni vanno a confluire nella solita conclusione: qui è sempre stato così. Alcuni modi di fare e di pensare sono congeniti; lo sono alcune conclusioni malsane e affrettate, alcune dettate dall’ignoranza, altre dal menefreghismo o dalla rassegnazione, altre da ancestrali usi maschilisti o cattolici o falsamente moralisti.

Oggi ho guardato Il divo, dopo aver letto articoli, dichiarazioni e commenti riguardanti il caso Mills e il caso Noemi Letizia. Ed ho pensato a Moro, Andreotti, Craxi, Tangentopoli e, inevitabilmente, a Silvio Berlusconi.
Tutto è collegato, tutto viene giustificato da una certa opinione pubblica e comune grazie a frasi assolutorie (spesso auto-assolutorie) che non sono altro che calchi di luoghi comuni e di insopportabili clichè.


Ma tanto lo fanno tutti.

Poverino, ha pagato per tutti.

Nei suoi panni lo farebbero tutti.

Sono tutti invidiosi.

E che sarà mai, tutti vorrebbero giocare con una minorenne.

Tutti, qui, devono scendere a patti con la Mafia.


La mia associazione di idee, eventi e luoghi comuni rischia di perdersi in questo pensare. E allora inizio una regressione, ritorno quasi bambina, passo alle domande elementari. Chi sono questi “tutti”? “Tutti” è quindi un qualcosa di negativo?
Cerco, infantilmente, di trovare altre definizioni e spiegazioni a quello che già so. Mi autoassolvo dalla consapevolezza, anche io, per non scappare.

Thérèse

martedì 12 maggio 2009

La democrazia ai limiti o ai limiti della democrazia


Non so se una vera democrazia ci sia mai stata. A dirla tutta non so nemmeno se essa sia possibile. Ma non sono in grado di attuare un’analisi sull’argomento né penso che sia questa la sede più adatta per farlo. Quello che so per certo è invece che in Italia ciò che somigliava alla democrazia si sta affievolendo, allontanando; siamo in preda ad una qualche degenerazione del sistema che sta sfuggendo al nostro controllo.

È da tempo che ci penso, ma in questi giorni alcuni fatti mi hanno indotto a riflettere sulla faccenda in modo più approfondito; per questo ho deciso di parlarvi della non democrazia in tre punti.

L’informazione: la Freedom House (organizzazione non governativa con sede negli Usa, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo) nel suo rapporto annuale ha posto il nostro tra i Paesi “parzialmente liberi” per quanto riguarda la libertà di parola, unico caso dell’Europa assieme alla Turchia. Le motivazioni della retrocessione sono la concentrazione dei media in un’unica mano, le intimidazioni da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra subite dai giornalisti, e le nuove leggi che limitano la libertà di parola.

Il Parlamento: pare che al Senato si lavori circa 10-11 giorni al mese, con una settimana lavorativa che inizia il martedì e si chiude giovedì mattina (nel migliore dei casi). Vecchio problema della nullafacenza dei politici italiani. Ma perché si è arrivati a questi minimi storici? Semplice. Oramai le Camere hanno come obiettivi soltanto quelli di ricevere e attuare gli ordini dell’esecutivo. Stanno diventando sedi di trasformazione dei decreti in legge.

Le veline: personaggi dello spettacolo, veline, personaggi di fiducia dei grandi leader politici. Sono ormai loro i candidati ideali; persone che con la politica non c’entrano nulla, che ne capiscono poco e che hanno come unica spiccata caratteristica quella della fedeltà al loro capo/mandante, che riesce a manipolarli a suo piacimento. Belli, sorridenti e obbedienti.

Il grande spettacolo della non democrazia è appena iniziato!

Thérèse

25 aprile

Il 25 aprile ricorre il 64° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. In tutto il paese si sono svolte diverse manifestazioni commemorative dell’evento che hanno ricordato quanto grande e impegnativo sia stato il sacrificio dei protagonisti che con la loro lotta posero i pilastri per la formazione di uno stato democratico e repubblicano in cui noi oggi ancora viviamo.

Nella storia d’Italia, l’insurrezione del 25 aprile fu per i resistenti carica di aspettative e di significati. Venne concepita da alcuni come lo ‘sbocco naturale della guerra partigiana contro il nemico nazi-fascista’ ma anche come un ‘momento di rottura con il passato che avrebbe portato a un radicale rinnovamento sociale e politico’. I valori dell’antifascismo e della democrazia si sono affermati con il movimento di liberazione che ha rinnovato l’Italia. Paese che 64 anni fa era occupato nelle sue terre da un nemico e da una dittatura che l’aveva condotto a una guerra disatrosa… ma che grazie all’impegno di donne e uomini è stato liberato. E tra il 21 aprile e il 2 maggio si consumò l’ultimo atto della Resistenza italiana. Le formazioni partigiane liberarono Milano, poi Torino (dopo quattro giorni di scontri) dall’occupazione dei nazisti e dai fascisti, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate e poi Genova e altre città dell’Italia settentrionale. L’Italia era nuovamente un paese libero che si preparava a divenire una repubblica democratica, dove la libertà in tutte le sue sfaccettature fu uno dei valori fondanti.