venerdì 24 aprile 2009

Festa Nazionale?



Buongiorno, è 25 aprile.

Inaugurare un blog il giorno della Liberazione vuol dire qualcosa. Significa avere l’intenzione di lanciare un messaggio forte, un messaggio del tipo: Noi siamo qui. Siamo ancora italiane. Ci teniamo ancora ad esserlo. Ma tutto quello che vediamo intorno ci fa soffrire enormemente. E ci fa venir voglia di scappare. E ci fa venir voglia di urlare. Urleremo con un blog, fin quando ci sarà permesso e oltre.

Parliamo di oggi. Una festa nazionale, di solito è nazionalmente riconosciuta come tale. Pensate alle parate transalpine del 14 luglio, pensate agli inni oltreoceano suonati il 4 luglio. Questi altri occidentali utilizzano feste nazionali e passato comune in modo forte, continuo, unificante. Dunque, non solo le dittature totalitarie, ma anche le moderne democrazie utilizzano i miti fondanti. I popoli hanno bisogno di un sentire comune, di un passato partecipato e ricordato, da dove poter costruire insieme. E non c’entra niente il nazionalismo, quello che troppo spesso ha generato teorie della superiorità o sete di potere e di conquiste. Festeggiare una festa nazionale vuol dire non dimenticare la storia, vuol dire non cadere in pasto ad un cattivo revisionismo, vuol dire sapere chi si è stati.

Forse in Italia non sappiamo chi siamo. Forse lo abbiamo dimenticato. Forse, qualcuno non lo ha mai saputo. Il nostro è un Paese che ha al governo un’infinità di personaggi di bassa levatura culturale, ne siamo a conoscenza tutti. Ma questo non significa nulla, se escludiamo il semplice fatto che per dirigere qualcosa e farla funzionare di solito è richiesta una certa preparazione. L’Italia è però un Paese – a modo suo – all’avanguardia, che riesce a sorvolare su queste frivolezze.

A questi politicanti dalla scarsa cultura vorrei dire: d’accordo, siete ignoranti. Ma almeno studiatevi il Risorgimento e la Resistenza.

A mio parere sono infatti questi i due momenti cruciali, quelli che potremmo tranquillamente considerare i nostri miti fondanti. Certo, si potrebbe discutere – con chi li ha studiati – su alcuni punti non chiari. Perché non si può essere in toto contrari al revisionismo storico. Potremmo parlare dei Briganti, che ormai non sono più i demoni visti dai piemontesi; potremmo perdere ore a scontrarci sull’argomento Foibe. Ma no, rinnegare Risorgimento e Resistenza, non riconoscerli come punti cardine della nostra giovane e impacciata Nazione no. Non è possibile.

L’accanimento dei nostri governanti contro il Risorgimento (vedi Lega Nord) e contro la Resistenza (vedi dichiarazioni dei vari leader, vedi loro ostinazione nel non voler partecipare alle celebrazioni) mi fa riflettere: che sia questo uno degli altri motivi, tra i tanti, per i quali non funzioniamo come Nazione? Sarà l’assenza di qualcosa di “comune”? Saranno questi continui problemi con il passato - non passato? Credo proprio di si.

Che sia un buon giorno, il 25 aprile.

Thérèse


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